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lunedì 10 giugno 2013

Sapore di mare

Ogni tanto, quando la stanchezza lascia il posto alla frenesia e le nuvole cedono il passo ad un sole poco sfacciato, con DMakaDolceMetà ci concediamo delle giornate "fuori porta". Nulla di programmato, molto di improvvisato, tanto di guadagnato.

Questo WE è stata la volta di un mio cavallo di battaglia dell'infanzia fino agli otto anni: Santa Marinella. Pochi kilometri da Roma, molti ristorantini sul mare, una bella passeggiata da fare se volete gustarvi uno scampolo d'estate (se estate si può chiamare) senza ammazzarvi troppo di fatica e di traffico.

Erano tantissimi anni che non ci tornavo. Potrei dirvi più di venti perchè l'unica volta che ci ho rimesso piede da quando ero bambina è stato poco prima di rimanere incinta. Ed era inverno, e faceva freddo, e tutto mi sembrava diverso, così diverso da non riconoscere nulla.
Questa volta invece tutto mi ritornava perfettamente nella testa. Come una tessera di puzzle che fosse stata lì anni ad aspettare di essere incastrata alla perfezione con la sua gemella. 
Eppure, ogni volta che passato e presente combaciano nella mia mente, non mi sento felice. Mi viene dentro una malinconia terribile che non so gestire e che mi offusca. Nel caso di Santa Marinella poi, essa assume i contorni di un dolore vero. Un dolore lontano. 

Le prime foto di me al mare sono state scattate proprio sulla spiaggia de "La conchiglia". Avevo sei mesi esatti quando i miei piedini hanno toccato per la prima volta la sabbia ed il mare ed è accaduto qui. Qui ho costruito i primi castelli, pescato i primi granchi col retino, giocato a biglie e fatto le prime amicizie. Eravamo soliti prendere un appartamento in affitto insieme a mia nonna ed i miei cugini più grandi. Nel giro di poche settimane casa nostra si trasformava in un via vai di bambini (coetanei miei e di mio cugino) ed adolescenti (di mia cugina). Eravamo a pochi kilometri dalle nostre abitazioni, ma ci sembrava un altro mondo. Un mondo dove tutto era bello, luminoso, pieno di risate e giochi da fare.
Mia cugina, che all'epoca j'ammollava, ogni anno infrangeva qualche cuore. Tra tutti i suoi pretendenti ce ne era uno simpaticissimo ed assai insistente. Figlio di un comandante dell'Aeronautica e di una professoressa di Italiano e Latino, era un abile subacquo, un amante delle due ruote, nonchè un bel ragazzo. Si chiamava Lupo. 
Lo conosceva tutta la località. Ho un ricordo nitidissimo di me che gli siedo davanti sulla sua vespa bianca mentre lui spinge il piede sull'accelleratore e, incurante della paura di mia madre, ci fa schizzare velocissimi sulla strada che costeggia la stazione. 
Era un leader, buonissimo ma non tonto, capace di fare la qualunque ma per questo mai arrogante.
So che per mia cugina è stato, pur non essendo mai un fidanzato, molto più che un amico. Era come uno della famiglia, qualcuno che ti ritrovi sulla strada della vita e che fatichi a credere non sia stato lì da sempre. Con Lupo abbiamo trascorso i più bei giorni delle mie estati di bambina.

Una sera d'inverno, mentre stavamo finendo la cena e mia madre aveva un impacco casalingo di tuorlo d'uovo in testa, ci arrivò una telefonata. 

Lupo si era sparato un colpo in testa con una pistola del padre.

Non c'è stato nessuno che quella sera non si sia precipitato a casa del "comandante e della professoressa". C'erano tutti. 
Non so descrivervi a parole il dolore che ne è seguito, l'incredulità di averlo perso e lo smarrimento nel ripensare a come tutto fosse accaduto. A casa di mia nonna non si parlò d'altro per mesi, ricordo mia cugina chiusa in camera per giorni. 
La stessa estate decidemmo comunque di tornare a Santa Marinella, ma niente era come prima. Ogni cosa, dall'ombrellone al bar dove compravamo le ciambelle, dalle strade percorse tutti i giorni ad ogni vespa bianca, ci parlava di lui. Aveva casa vicino alla stazione e quando accompagnavamo qualcuno al treno era un'agonia. 
Decidemmo di non tornarci. E non ci tornammo più.

Quando ieri sono arrivata davanti al nostro vecchio stabilimento, tutto mi sembrava incredibilmente vivo. Vivo eppure lontano. Lontano come quel tempo che fu, quel primo dolore mai davvero compreso e che, ancora non lo avevo capito, ci aveva cambiati per sempre.

Abbiamo fatto fatica a "lasciare" Lupo alle nostre spalle. Poi il tempo, si sa, è galantuomo e cura molte ferite, ma quando tutto ti ritorna davanti è difficile non pensare alla vita, al suo senso, allo scorrere degli anni, al futuro che ci aspetta. 
Allora penso a mio figlio, alle amicizie che avrà, alle estati che formeranno la sua identità più di mille miei rimproveri e discussioni, e capisco che la vita è proprio questo. 
Un vivere semplicemente, senza troppi pensieri, senza tanti giri di valzer.
Vivere e prendere tutto ciò che ti si para davanti, bello o brutto, fenomenale od insostenibile, e portartelo dietro, lavorarci su, masticarlo per poterlo sputar fuori diverso.
Ma sempre tuo.

Ancora oggi quando tutti noi sentiamo pronunciare il nome Lupo non possiamo fare a meno di pensare a quello straordinario ragazzo che ha deciso di lasciare questo mondo troppo presto e senza un perchè  a noi conosciuto. E non è facile. Ancor meno quando torni in quei posti quasi trent'anni dopo e ti accorgi che tutto riporta l'immagine di lui. E di te. 

Mentre il sole calava e tornavo verso la macchina ho salutato questa bella località che mi ha visto felice e ho pensato che voglio tornarci presto, per formare nuovi ricordi che non cancelleranno mai i precedenti, ma che a loro si aggiungeranno. 
Per far sì che tutto sia (forse) diverso, ma sempre e comunque mio. Anzi, nostro.




10 commenti:

  1. che bel post...
    Io ho una nostalgia incredibile delle mie estati da bambina-adolescente. L'ultima vera estate credo sia stata quella post maturità, segnata, ahimè, da un dolore grande: la morte di un amico, a causa di un incidente. E' ovvio, che da allora, gli stessi posti, il "nostro" muretto, il mare, non sono più gli stessi....
    ti abbraccio!
    p.s. non so se ti ricordi di me: avevo uno scritto importante all'indomani di Santa Rita, quando scrivesti quel bel post sul crederci. Bè, è andato bene! E oggi ho l'orale :)

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    1. Ciao! Ma certo che mi ricordo di te!!! (A proposito, se te la senti, perchè non mi dici il tuo nome? Perchè chiamarti mp, mi fa troppo "asettico" :))
      Sono felicissima che la prima parte dell'esame sia andato bene. Hai visto? Santa Rita è imbattibile!
      Tornando al post, è un sollievo sentire che sono riuscita nel mio intento, quello di rendere quel sapore dell'estate che tutti abbiamo provato. Purtroppo, sia nel mio che nel tuo caso, questi ricordi bellissimi sono anche pieni di dolore. Un dolore che è difficile da accettare e comprendere totalmente anche oggi.
      Ti abbraccio fortissimo anche io!!
      PS. Fammi sapere come è andato l'orale, ok?

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    2. Hai ragione! E' proprio asettico mp!
      L'esame è andato bene, la laurea mi sembra adesso più vicina ;)
      un bacio!

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    3. Ohhhhh! Finalmente so come ti chiami!
      Maria Pia, sono felicissima! vai che la meta è vicina, yuppie!

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  2. Mi si stringe il cuore dall'emozione al solo pensiero che saremo noi, per i nostri figli, gli artefici di quei ricordi dolcissimi legati alle estati d'infanzia.
    Perchè a volte ci sembra che dei sapori così deliziosi, dei colori così vivi e dei profumi così potenti non li abbiamo ritrovati mai più.
    Questo post(o) è bellissimo (e prima o poi, come mi hai consigliato ieri, ci verrò)
    sara

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    1. Sara cara, grazie per le tue parole.
      Cogli un punto per me "delicato". Hai ragione: saremo noi gli artefici dei ricordi spensieriati delle prime vacanze estive dei nostri figli. E non c'è niente da fare, quei ricordi te li porti dietro anche da grande. E cerchi di riacciuffarli, di rivivere tutto com'era, ma non è possibile.
      Io ho trascorso estati bellissime con la mia famiglia ed i miei nonni. Spero che anche i nostri figli potranno fare altrettanto e crescere con quella leggerezza del cuore, quella gioia, quella bellezza che a noi non è stata negata.
      Ti abbraccio forte e, quando vorrai andarci, fammi sapere che magari ci becchiamo lì! Sarebbe bello, no?

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  3. Sarebbe bello si!!! Da almeno dieci anni ho voglia di tornare a Roma e dintorni..devo solo convincere il marito stakanov a fregarsene un po' del lavoro! Poi a me, da terroncella vera quale sono, quest'aria lombarda alla lunga mi fa mancare il respiro..;-))

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  4. Ciao Fenice,sono capitato per caso sul tuo blog e devo dire che ne sono rimasto davvero colpito,in particolare mi ha colpito questa storia dato che parla di ricordi e di infanzia! Sono contento che tu, come madre, ti rendi conto che sarà il modo in cui agirai che renderà l'infanzia di tuo figlio "bella" o "brutta",cosa che purtroppo i miei genitori ancora oggi non riescono a capire! Così facendo mi hanno però spinto ad essere una persona migliore (soprattutto, quando sarà il tempo, un genitore migliore) e a valorizzare ogni momento della mia vita! Sono sicuro che tornerò a leggerti spesso! Se ti può interessare anche io ho cominciato a scrivere su un blog,spinto appunto dall'esigenza di comunicare come ho fatto ad andare avanti "vivendo semplicemente,senza troppi pensieri,senza tanti giri di valzer" ;) Come una Nuvola - Diario di uno Spirito Libero a presto!

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  5. Ciao Paolo, benvenuto!
    Scusa se ti rispondo solo ora. Sono tornata ieri dalle vacanze ed il blog era "in giacenza".
    Grazie per le tue parole. Davvero, io mi auguro di riuscire a rendere mio figlio un uomo felice e padrone di se stesso.
    Sono felice che anche tu stia diventando sempre più una persona migliore. Speriamo di riuscire anche io in questo complicato intento!
    Appena posso andrò volentieri a leggermi il tuo blog.
    Nel frattempo, un saluto!!

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Non potendoci mettere la tua faccia, mettici almeno la tua firma. Grazie!


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