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venerdì 14 novembre 2014

Hipsterismi

Generalmente tendo a non seguire mode, etichette, trend, must, diktat e così via.
Ciò non fa di me ne' una che gira "come 'na kossovara" e neanche una superfiga stilosa (e comunque, tra le due, sarei sicuramente più catalogabile nella prima) ma almeno mi rende libera da tutte quelle "cose", quella sottospecie di "riti di vestizione" (e passatemi lo sfoggio) che, già so, non avrei la voglia, la forza e la costanza di seguire.

Sono però una "fanatica" dei termini, di quelli che appiccichiamo alle tendenze e agli stili del momento, spesso ignorandone la loro etimologia. Ho letto quindi con molto interesse questi articoli, postati a distanza di pochi giorni sulle pagine FB di miei amici, sulla nuova querelle tra Hipster e New Normal.

Linkiesta ha pubblicato di recente un bellissimo articolo sull'origine della parola hipster affermando che si tratti di un "termine proprio della beat generation diffuso dal saggio Il negro bianco di Norman Mailer (1957) che ha spiegato – come già notò Italo Calvino (I Beatniks e il «sistema», 1962) – “chi è e che cosa vuole l’esistenzialista americano, lo hipster, l’uomo che vive nella presenza continua della catastrofe atomica, il bianco che s’identifica con la condizione perpetua di pericolo e di violenza in cui finora sono vissuti i negri, con il jazz come musica dell’orgasmo, il poeta che s’identifica con lo psicopatico, con il delinquente minorile, con il torero, con il santo e il mistico che vive per la morte…”.

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La parola Hipster sembra in realtà coniata in America (tanto per cambiare) negli anni '40-'50 per indicare "un appassionato di jazz, ostentatamente indifferente alla politica ed alla carriera e attratto dalle novità della moda più informale".
Ed è qui che casca l'asino, perchè la ricerca di informalità - una volta che il termine è stato rilanciato negli anni '80, prima e nei primi decenni del duemila, poi-  ha assunto una "formalità", un "adeguamento" a certi stili, comportamenti ed atteggiamenti che hanno portato allo sfoggio costante di pantaloni stretti con risvolto, gonnellone ampie, scarpe stringate o stivali, camicie - per lo più a quadrettoni- allacciate fino all'ultimo bottone, occhiali con montatura nera, tatuaggi sparsi un po' ovunque e, non ultimo, la supremazia del baffo/barba (per gli uomini, perchè per le donne troppe hipster devono passà sotto i ponti...).

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Seguendo il recente l'articolo de Il Corriere, gli hipster sarebbero però oggi sul viale del tramonto, soppiantati dai so called "New normal". Ovvero "normali di nuovo millennio che recuperano dal passato valori e principi: la famiglia, il cibo sano ma "laico" contro la dittatura del bio, e la fine dell'ambiguità sessuale come cifra stilistica".
Già perchè oggi i nuovi normali nascono per stessa contrapposizione di chi normale sembrava quindi non volerlo essere e cercava la propria cifra stilistica ed esistenziale nell'ostentazione di certi comportamenti che lo etichettavano a sua volta.

Il problema, anche qui, è come tutto ciò che nasce per contrario, finisca alla fine per assomigliare moltissimo a quello a cui si contrapponeva e voleva evitare.

Ora, a me degli Hipster e New Normal importa poco, ma ringrazio questi articoli perchè tra un Kerouac, un Calvino ed un apostrofo beat, tra jazz, anticonformismo, timore della morte e toreri, a me siano venute in mente le parole di un grande autore spagnolo e ed qui che volevo arrivare, alla bellezza eterna che solo certe parole (da cui parte tutto, compreso questo post) sanno mantenere:

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Alle cinque della sera.
Eran le cinque in punto  della sera.
Un bambino portò il lenzuolo bianco
alle cinque della sera.
Una sporta di calce già pronta
alle cinque della sera.
Il resto era morte e solo morte
alle cinque della sera.
Il vento portò via i cotoni
alle cinque della sera.
E l'ossido seminò cristallo e nichel
alle cinque della sera.
Già combatton la colomba e il leopardo
alle cinque della sera.
E' una coscia con un corno desolato
alle cinque della sera.
Cominciarono i suoni di bordone
alle cinque della sera.

Negli angoli gruppi di silenzio
a!le cinque della sera..
Solo il toro ha il cuore in alto!
alle cinque della sera.
Quando venne il sudore di neve
alle cinque della sera.
Quando l'arena si coperse di iodio
alle cinque della sera.
La morte pose le uova nella ferita
alle cinque della sera..
Alle cinque della sera.
AIle cinque in punto della sera.
Una bara con ruote è il letto
alle cinque della sera.
Ossa e flauti suonano nelle. tue orecchie
alle cinque della sera.
Il toro già mugghiava dalla fronte
alle cinque della sera.
La stanza s'iridava d'agonia
alle cinque della sera.

A h! che terribili cinque della sera.
Eran le cinque a tutti gli orologi.
Eran le cinque nell'ombra della sera.
Non voglio vederlo!
Di' alla luna che venga,
ch'io non voglio vedere il sangue
d'lgnazio sopra l'arena.
Non voglio vederlo!
La luna spalancata,
Cavallo di quiete nubi,
e l'arena grigia del sonno
con salici sullo steccato.
Non voglio vederlo!
Il mio ricordo si brucia.
Ditelo ai gelsomini
con il loro piccolo bianco
Non voglio vederlo!



Da: LAMENTO PER IGNACIO SÁNCHEZ MEJÍAS , Federico Garcìa Lorca (1935)

Buon WE!



2 commenti:

  1. Mi perdonerai se mi sono soffermata sul baffo dell' Hipster in bicicletta e non ho seguito la seconda parte del discorso!!!!
    Scherzo ; - ) le parole di Lorca sono pura poesia.... Buon week end anche a te! Giorgia

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Porca paletta, Giorgia... Il ragazzo merita, avoja se merita! :)
      Buon we anche a voi!!!

      Elimina

Non potendoci mettere la tua faccia, mettici almeno la tua firma. Grazie!


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